La definirei come un immancabile rito dell'estate siciliana fin da quando ero piccola; è la specialità della città di Sciacca di fronte a cui ogni anno si riuniscono enormi tavolate di amici e parenti; è il "pretesto" preferito dei saccensi per uscire a cena e lo diventa anche dei turisti che ne provano il gusto unico; è un appuntamento con i profumi mediterranei; è il cibo che posto al centro del tavolo racconta di generazioni e generazioni che ne hanno condiviso il sapore nelle calde serate estive; è una buona parte dell'anima di Sciacca ... ma soprattutto e prima di tutto era la pizza preferita del mio adorato nonno Michele.
Ogni estate non vedeva l'ora di arrivare al suo paese per poterla gustare! Erano fondamentalmente tre le cose per cui amava tornare in Sicilia tutti gli anni: la pizza, il mare e sua mamma.
Per il resto è sempre stato un meridionale abbastanza atipico, o perlomeno contrario a quella che è l'immagine più diffusa nel mondo dell'italiano del sud. Possedeva una puntualità svizzera e misurava spesso le persone in base al loro impegno e alla loro dedizione al lavoro e alla famiglia; diceva che il lavoro e la famiglia sono fra le cose più importanti della vita (una frase che può sembrare scontata, ma nemmeno poi così tanto nella società attuale). Amava programmare tutto per filo e per segno e non c'erano scadenze o ricorrenze che sfuggissero alla sua agenda. Era il primo a telefonarmi quando sostenevo un esame in università o per il nostro onomastico. Era un uomo tutto d'un pezzo, dai solidi principi, dal carattere molto marcato e svincolato da parecchi stereotipi della sua terra: primo fra tutti l'usanza del nome paterno per i figli! Credo che mio zio Paolo ringrazi ogni giorno di essere scampato al nome Baldassarre! :-)
E' un eufemismo dire che avesse un debole per le persone alte, belle e con un bel portamento. Lodava sempre l'altezza di mia mamma, mia e di mio zio, in particolare in situazioni come matrimoni o ricorrenze dove l'abbigliamento elegante esaltava questa nostra qualità rispetto a tutti gli altri invitati. Rideva come un matto nel constatare gli sguardi invidiosi di tutti i "meno fortunati in statura" ed io so che dietro quelle risate si nascondeva anche un orgoglio infinito per aver creato una famiglia così bella.
E' proprio lui il nonno siciliano di cui ho accennato nel post "una domenica a pranzo dalla nonna"; il nonno che nemmeno maggiorenne ha lasciato il suo paese con poche lire ed in tasca il miraggio professionale del nord Italia nei lontani primi anni '50. Il caso lo ha fatto capitare proprio a Genova, città dove ha conosciuto e sposato mia nonna, anch'essa capitata lì per lavoro ... è sempre emozionante e curioso soffermarsi a constatare come ognuno di noi sia figlio della coincidenza! Incontri, attimi, treni in ritardo, trasferimenti .... sono proprio loro che muovono la vita sotto il nome di destino.
In ogni caso mio nonno, che non amava mai stare fermo, se n'è andato da un anno e qualche mese e dire che mi manca è dire poco. Per questo non voglio scrivere oltre; credo sia superfluo mettere nero su bianco quello che ha significato e che significa per me .... è un qualcosa che continuo a vivere ogni giorno anche se lui non è più con me fisicamente, ed è un qualcosa di così grande che non basterebbero cinque post!
Credo che questo fosse il suo piatto preferito dopo i dolci di qualsiasi genere e provenienza; una succulenta pizza saccense da consumarsi rigorosamente alla "Pizzeria la Trazzera"; rigorosamente alle otto meno cinque (perchè almeno alle otto si era a tavola) e rigorosamente preceduta da un antipastino di sarde a beccafico, altro piatto della tradizione per cui andava pazzo e che presto proverò a fare.
Non siamo in Sicilia, non sono le otto meno cinque e tu non ci sei ... ma so che ovunque tu sia saresti comunque felice di provarne una fetta!
Ciao nonno!
INGREDIENTI
per la pasta:
- 500 g di farina di grano duro
- 20 g di lievito di birra
- 260/300 ml di acqua tiepida.
- 2 cucchiai olio extravergine d'oliva
- 1 cucchiaino di zucchero
- una presa di sale
Per il condimento:
- polpa di pomodoro
- alici
- abbondante cipolla di Tropea tagliata finemente
- 100g di pecorino grattugiato
- origano secco
- olio extravergine d'oliva
- olive nere
- sale
PREPARAZIONE:
Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida e versare questo liquido piano piano sulla farina disposta a fontana; salare, aggiungere un cucchiaino di zucchero, l'olio ed impastare il tutto finchè non si otterrà una pasta morbida e liscia. Circa 10 minuti di lavorazione. Lasciare lievitare l'impasto per 3 ore coperto da un canovaccio.
Quando sarà il momento di preparare la pizza, preriscaldate il forno a 200 gradi; dopo di che ungete un paio di teglie rettangolari (o una teglia grande) e suddividete l'impasto in due parti (una per teglia). Lavorate bene la pasta con l'olio finché non sarà ben stesa sulla teglia. A questo punto spezzettate alcune alici e ponetele sulla pizza; aggiungete poi abbondante pomodoro ed abbondante cipolla tagliata finemente. Infornate e verso metà cottura (cioè dopo 10 minuti) sfornate ed aggiungete abbondante percorino, origano, olive nere ed un giro di olio. Infornate nuovamente ed aspettate che il tutto sia dorato (altri 10/15 minuti) ... dipende molto dal vostro forno. Servitela su un tagliere affettata a fette quadrate.
N.B : Nelle foto vedete che la pizza è risultata abbastanza spessa. Questo perchè ho erroneamente utilizzato tutto l'impasto per un'unica teglia. Era comunque buonissima, ma la vera saccense è molto più bassa e con molto meno bordo. Mangiandola mi sono resa conto che l'impasto era perfetto (però per due teglie ... mi raccomando!)
Commenti
Bellissimo post e pizza sicuramente buonissima.
Sono proprio contenta di averti premiata. Continui a confermarmi che il mio istinto ha visto giusto.
In bocca al lupo per tutto.
Semplice e gustosa...