Come potevo non dedicare un intero post anche all'altra mia adorata nonna? La mamma di mia mamma. Purtroppo ho la sfortuna di non vederla molto spesso perché vive a Genova, città dove si è trasferita quando era poco più che maggiorenne abbandonando il suo paesino di campagna, esattamente al confine fra Marche e Romagna. Ogni volta che ci vediamo è sempre una grande festa, lei adora cucinare e se dovessi descriverla di certo la dipingerei come una delle protagoniste cinematografiche del neorealismo italiano, ovvero come una di quelle donne bellissime in bianco e nero, grandi lavoratrici, bellezze acqua e sapone tutte mattarello e famiglia, forti, instancabili e comunque felici col minimo indispensabile.
Quando ero piccola al mio risveglio puntualmente smetteva di impastare per darmi il buongiorno con l'uovo sbattuto, che io consumavo con grande gioia mentre la osservavo alle prese con tagliatelle o cappelletti e mentre sul fuoco sobbolliva già da ore un grosso e profumato pentolone di ragù.
Credo che la mia generazione sia stata forse l'ultima a godere di nonne così, di quelle che definirei "le grandi nonne del dopoguerra", quelle dell'economia domestica, quelle che hanno battagliato con i nostri genitori inebriati dagli anni 60-70, quelle che nell'immaginario di tutti hanno il grembiule ed un grosso barattolone di vetro in cui conservare il pane secco grattugiato (perché guai a buttare il pane!). Questa è mia nonna Lina (Natalina all'anagrafe perché nata a dicembre) ed io mi sento onorata a riuscire a scrivere di lei in questo modo, perché significa che inconsapevolmente, nella semplicità di ogni suo normale gesto quotidiano, mi ha trasmesso molto più di quanto lei stessa immagini e per questo non finirò mai di ringraziarla.
Dovete inoltre sapere che quando non mangiavo l'uovo sbattuto a colazione era perché arrivava mio nonno con un enorme vassoio di focaccia genovese appena sfornata ... ma di mio nonno, di quel ragazzo di non ancora 18 anni che ha deciso di arruolarsi per lasciare la Sicilia e che il destino ha fatto approdare proprio a Genova, dirò in un altro momento.
Nel frattempo voglio presentarvi il menu di ieri, un perfetto incrocio fra cucina ligure e cucina marchigiana, a dimostrazione del fatto che ovunque ci si trasferisca e nonostante il passare degli anni, ognuno conserva sempre un pezzo della propria terra natia, che si può manifestare con la cucina, con un modo di fare o di parlare ... ma sempre della stessa cosa si tratta!
LA FOCACCIA:
da sempre immancabile in tavola a Genova;
da sempre immancabile in tavola a Genova;
mia nonna la prende sempre fresca in panificio la mattina presto
LE TROFIE AL PESTO:
un classico della cucina genovese che mia nonna ha imparato a fare benissimo:
trofie rigorosamente acquistate alla Pasta fresca e pesto preparato da lei secondo la classica ricetta con basilico ligure, aglio, olio, pinoli, parmigiano.
ARROSTO DI VITELLO:
sempre magrissimo, perché a casa siamo tutti un pò viziati e detestiamo la carne grassa, cucinato da mia nonna secondo una ricetta che ritrovo anche nella cucina delle sue sorelle a Montecerignone (il loro paese d'origine): rigorosamente in casseruola, cottura lenta, sapori misti, olio, burro e vino bianco. Il risultato è un arrosto tenerissimo e con sughetto abbondante dove pucciare la focaccia!
VERDURE AL GRATEN:
un classico della cucina marchigiana, rispecchiano uno dei contorni più tradizionali del territorio: si cucinano in forno, riempiendo pomodori, peperoni e volendo anche melanzane tagliati a metà con un ripieno fatto di pangrattato impastato con olio, aglio e prezzemolo. E' fondamentale che venga fuori la crosticina dorata che contraddistingue questo piatto.
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